Cara amica, caro amico,
Mi sono appena seduta al PC, sono molto stanca e non mi vergogno più di scriverlo e di dirlo. Vorrei sbarazzarmi definitivamente del perfezionismo che mi rende ancora schiava di certe dinamiche. Vorrei mettere da parte la frustrazione che sento quando non riesco a conciliare la vita domestica con l’impegno professionale.
Stanchezza.
Mancanza di aiuti esterni continuativi, oltre mio marito.
Aspettative elevate.
Un’immagine ideale troppo alta e lontana.
La verità è che sono umana, e che, come molte mamme che lavorano fuori casa, sento forte il peso della responsabilità e della colpa di non essere abbastanza.
La Mindfulness mi sta insegnando a prendere confidenza con queste emozioni, a non rinnegarle, per poterle poi lasciare andare con più facilità. La lettura consapevole di romanzi e poesie, invece, mi fa sentire meno sola in questi momenti, perché mi apre a più punti di vista attraverso storie di donne che hanno vissuto le mie stesse difficoltà.
A dir la verità, molte delle mie domande esistenziali ruotano intorno allo scorrere del tempo. Spesso mi chiedo che senso abbia questo mio affaccendarmi se sono un essere finito. Che senso abbia arrabbiarmi con mio figlio se un domani lui crescerà e si allontanerà da me?
Ed è proprio partendo da queste domande che l’emozione, anche la più impetuosa, può trasformarsi in pensiero. Ma prima bisogna respirare, cercando di sentire l’impulso senza assecondarlo né giudicarlo (nella Mindfulness questa tecnica si chiama Self sull’impulso). Poi l’emozione può lasciare spazio a una forma più alta di pensiero…
Lo scorrere del tempo, dunque, è mia croce e mia delizia, perché mi dà la percezione che alla fine nulla è importante se non la vita stessa. In questi giorni ho ritrovato questa riflessione anche in una lettura: Doris Lessing esplora il tema del tempo in Se gioventù sapesse (Feltrinelli), sequel di Il diario di Jane Somers.
Uscito in Inghilterra nel 1984, il libro è stato pubblicato in Italia solo nel 1994. In questo romanzo – meno commovente del primo, ma sicuramente molto profondo – Doris Lessing ci ripropone il personaggio di Janna, ora vedova 55enne, molto curata, che continua a lavorare per la rivista di moda Lilith, assistendo nel frattempo Anne, un’anziana che aveva conosciuto quando frequentava ancora Maudie (la vecchina del prequel).
Un giorno, per le strade di Londra, conosce Richard, un medico molto piacente che le propone di mantenere un certo riserbo sulla loro vita privata. Ma la routine presto si insinua nel loro amore platonico, svelando una realtà difficile da accettare.
Janna dovrà fare i conti con una nipote sui generis e con i parenti di Richard, che le ricordano che il tempo è tiranno, e che la gioventù è come un battito di ciglia: va vissuta a tempo debito.
C’è un tempo per amare e c’è un tempo per ricordare.
In questo romanzo Doris Lessing affronta inoltre – anche se in modo trasversale – il tema dell’identità femminile e della difficoltà che le donne da sempre hanno a conciliare gli impegni familiari con le sfide dell’emancipazione, e ancor di più con i propri desideri più reconditi. Complice anche un sistema che, nel 1984 come nel 2025, continua a chiedere alle donne troppo.
Riflettendo su questo, ieri in un post su Facebook ho invitato i miei followers a non chiedere a una donna quanti figli abbia. Piuttosto – ho specificato – chiedetele se ha degli interessi, delle passioni, se è felice.
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Mercoledì, 16 luglio alle 19, Yoga al tramonto con l’insegnante di Yoga Valentina Del Gaudio. Seguirà un momento di lettura consapevole con esercizi di Mindfulness a cura di Maria Ianniciello. Dove? Via Nazionale, Pianopantano, Mirabella Eclano (Avellino).
Lo spazio della memoria. Esercizio di Mindfulness con scrittura riflessiva
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